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Lettera aperta a tutti i donatori

 

Care donatrici, cari donatori, questa lettera si pone umilmente un grande obiettivo, che è quello di aiutarvi a diventare donatori consapevoli. In che senso, vi chiederete.

Intanto, rendervi consapevoli dell’indispensabilità della vostra preziosissima collaborazione. Non credo siate del tutto coscienti dell’enorme importanza che attribuiamo ad ogni vostra singola donazione; io, da medico ematologo che ha passato qualche anno ad occuparsi di pazienti adulti e pediatrici affetti da patologie oncoematologiche potenzialmente fatali, l’ho constatata con mano e sento di essere la persona adatta a dirvi che ogni vostra singola donazione (sia essa di sangue intero, di plasma, di piastrine) può letteralmente salvare la vita di qualcuno di questi pazienti fragilissimi. E non mi addentro nemmeno in tutti gli altri ambiti in cui le trasfusioni degli emocomponenti ricavati dalle vostre donazioni, dall’ostetricia all’ortopedia, alla medicina d’emergenza, a tutte le branchie della chirurgia, risultano assolutamente fondamentali. Senza di voi non si potrebbero eseguire la maggior parte degli interventi chirurgici maggiori, aumenterebbe la mortalità per il parto, così come quella degli incidenti stradali, dei traumi importanti. Questo per rendervi consapevoli della nostra gratitudine nei vostri confronti.

La mia attuale esperienza come medico trasfusionista, invece, mi rende la persona adatta a rendervi donatori consapevoli in un altro senso, nel senso di responsabili del vostro gesto, nei confronti di voi stessi e ovviamente di chi riceverà i prodotti delle vostre donazioni. Partirei da un concetto basilare: nessun medico trasfusionista ha interesse o tantomeno piacere a non consentire a un donatore di donare. Per questo motivo, nel momento in cui una situazione del genere dovesse verificarsi, sarebbe bello se voi riusciste ad accettare l’idea che non si tratta di abuso di potere, ma di senso di protezione, nei confronti del donatore, del ricevente o di entrambi, che richiede da parte nostra coscienza e prudenza. Per tutti i medici, infatti, il principio a cui attenersi è “primum non nocere” (per prima cosa non nuocere), cioè, nel caso specifico, non provocare danno al donatore né al paziente.

Qual è, allora, la regola da tenere a mente per evitare che si verifichino queste situazioni spiacevoli in cui finisce per saltare una donazione magari prenotata da molto tempo e organizzata faticosamente tra mille impegni? La regola è semplice e potrebbe riassumersi così: il donatore deve essere in perfetta salute .

Tante condizioni alle quali, del tutto comprensibilmente, non si dà nella vita quotidiana alcuna importanza, diventano rilevanti quando calate nel contesto di una donazione (e conseguente trasfusione). Esempio per eccellenza il raffreddore comune, così frequente e così poco rilevante che spesso non viene neanche considerato una patologia, invece lo è! Per di più è una patologia infettiva! Stesso discorso vale per l’herpes labiale, per l’orticaria allergica, per la gastroenterite…  . Vi ricordo anche l’importanza di mantenere adeguata sospensione dopo viaggi in aree considerate a rischio, cure odontoiatriche, esami endoscopici di qualunque tipo, terapie, vaccini, comportamenti a rischio per malattie  sessualmente trasmesse.

Nessuna delle domande che vi vengono poste sul questionario è lì per caso! Del tutto comprensibile la noia di leggere ogni riga, specialmente per chi dona frequentemente e da tanto tempo, ma compilatelo con attenzione e in tutta coscienza e non esitate ad esporre al personale sanitario che è a vostra disposizione per qualunque dubbio, perché è davvero fondamentale affinché le buone intenzioni che accompagnano il vostro gesto non siano vanificate.

Con la speranza che questa breve lettera possa far crescere la consapevolezza senza smorzare l’entusiasmo, auguro a tutti voi buona donazione (e soprattutto buon ristoro)!

Bassano del Grappa 06/05/2022

Dott.ssa Patrizia Dragone